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5 settembre 2020

di Massimo Botturi



L'INVERNO DELL'ETÀ COVA PANE

Forse sull'albero è il canestro della vita
la fronda d'acqua in punta di sole.
E tu vi sali, perché c'hai quella forza dei giovani
e il coraggio;
la tragica incoscienza dell'uomo della pietra
la sua scoperta ricca del fuoco.
Io, del resto, sto qui a raschiare gli attimi a terra
lento il giusto. Per ricordare i fianchi alla donna
e il suo destino, di somigliare in tutto
ad un fiore da annusare.
Adesso lecco il miele che mi è rimasto addosso
come la gatta prima del sonno, più mansueta.
Così, se vuoi toccarmi, io mi lascerò fare
come si spolpa piano una rosa, e sarò ancora
un tenero germoglio affacciato sull'altare.
L'inverno dell'età cova pane, se ne hai fame.


(Massimo Botturi - 17 febbraio 2019)



14 maggio 2018

Immaginifico




*


mi accingo a scrivere di Massimo Botturi e temo di essere inadeguata per il ruolo, di non riuscire  ad esprimere pienamente con termini appropriati la visione cardiaca che ho di questo Poeta con la P maiuscola.   penso che sia difficile presentare i Poeti e che sia sempre un azzardo tradurre in immagini e musica le loro parole perché ho come il timore di rompere un incantesimo,  perché queste presenze silenziose e dimenticate sono uniche, preziose e delicatissime come sottili veli di cristallo,  
ma mi lancerò nell’impresa poiché sento una spinta nel cuore che non posso ignorare.    
mi piace scrivere a modo mio degli artisti che amo, mi piace divulgarne la conoscenza, e il bisogno di tatuare il movimento dei miei pensieri e delle mie sensazioni in questa piccola stanza si è fatto necessario e forte.
questo attimo, questo spazio dedicato a Max (come amo chiamarlo affettuosamente) non vorrebbe essere altro che un abbraccio sincero ad un autore ricco di sentimenti, di profonda sensibilità e di vibrante bellezza interiore che con le sue opere accarezza lo specchio della vita e percorre i chilometri dell'anima per raggiungere vie suggestive, per dirci che è nella semplicità delle cose che si nasconde la varietà dell'esistenza fatta di leggerezza e gravità, di piccole gioie e sacrifici, di forza e fragilità, di invulnerabilità e dolore, e soprattutto di gesti che ne significano la sua essenza.
un Poeta genuino e immaginifico, che lambisce l'anima del lettore con quelle sue Poesie fotografie color seppia che fissano lo sguardo su sentimenti vivi e materiali.   Massimo Botturi, testimone di se stesso e delle sue intuizioni stilistiche, esprime con trasporto una poetica realista che cattura un’emozione indefinita sospesa nel tempo e nello spazio, e leggerlo è come aprire tante finestre affacciate su quei suoi paesaggi interiori colmi di umanità mentre i suoi versi precisi ed appassionati si rincorrono e fulminano il cuore;  
le sue parole si inseguono fra loro, si legano, si disperdono e si riappropriano di se stesse per trasformarsi  in figure eloquenti e modulate sulle frequenze del suo vissuto.
leggere il sublime Botturi è leggere tutti gli orizzonti del mondo,
è respiro pieno, è ossigeno decantato che proviene dalle isole della sua esistenza, animato dal getto continuo di immagini intense ed energiche; immagini come cartoline che profumano di terra, che scuotono i sensi, che celebrano donne, fiori, umori, paesaggi, e che rinnovano un tempo perduto e mai dimenticato.   sì, per me è così.
e, per quanto mi riguarda,
leggere Massimo  Botturi è come rifugiarmi 
sotto una volta di tegole d'argento
mentre fuori piove.

Grazie di tutto Max..


                                                                                                                                                       ©Liolucy


                             
                 CARTOLINE

Capaci di farmi esultare, quelle bestie
le bestie pigre e angeliche in cortile.
L'armonia
del ruminare, fottere e mordere
morire.
La polvere del solo deserto a me concesso:
campagna del bresciano
dove il moscone stride, la rondine tra fili magnetici
le vespe, sul glicine e sul fico
col latte suo più acerbo.
Capaci sì di farmi esultare:
quelle gambe
le gambe nude della cugina sopra il fieno
il sempreverde sotto il cotone
abbozzo il seno. Torace come prugna novella
da succhiare.
Capace a fare folli le sere: il gran silenzio
dell'erba morta ai fossi asciugati
i grilli sciocchi
che non han più coscienze da tormentare, infine.
Capace d'esaltarmi le vene: il vino rosso,
rubato alla vigilia del sonno per far sogni
oscuri e meno oscuri
o forse farne niente.
Cadere come un sasso d'inerzia, fino al giorno
che tira le sue tende tra gli olmi
e ho cinquant'anni
e l'eco della cagna che abbaia a qualche d'uno.
Forse il postino a cui dire grazie,
per notizie, e cartoline da un altro mondo
quello ieri.

Massimo Botturi - 12 dicembre 2013]

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